Beato Piergiorgio Frassati
La politica come forma di carità
Pier Giorgio Frassati nacque nel 1901 a Torino da una famiglia della ricca borghesia: la madre, Adelaide Ametis, era un’affermata pittrice, mentre suo padre era Alfredo Frassati, noto giornalista e direttore del quotidiano “La Stampa”, che sarebbe divenuto Senatore del Regno nel 1913.
Cresciuto nella casa familiare di Pollone (Biella), Piergiorgio si appassionò presto alle montagne, dove organizzava frequenti escursioni e sciate con gli amici, oltre a recarsi spesso in pellegrinaggio a piedi dalla “sua” Madonna ad Oropa. “Ogni giorno m’innamoro sempre più delle montagne – scriveva ad un amico – e vorrei, se i miei studi me lo permettessero, passare intere giornate sui monti a contemplare in quell’aria pura la Grandezza del Creatore”.
Trasferitosi a Torino per gli studi (dopo un primo periodo al liceo classico D’Azeglio, proseguì all’Istituto Sociale dei padri Gesuiti, per poi iscriversi al Politecnico, al corso di ingegneria meccanica con specializzazione mineraria), visse in un periodo in cui la città iniziava un accentuato sviluppo imprenditoriale, e venne ben presto a conoscenza delle difficoltà in cui si dibattevano gli operai. Durante il liceo cominciò a frequentare le Opere delle Conferenze di San Vincenzo, dedicando il tempo libero alle opere assistenziali a favore di poveri e diseredati.
Negli anni del Politecnico, che lo vide, anche da studente, attivamente impegnato nell’ambiente universitario (fu membro attivo, fra l’altro, della FUCI), diede vita ad un gruppo di giovani che desideravano vivere più a fondo l’amicizia nella fede: «La Società dei tipi loschi», tutt’oggi esistente ed attiva nel ricordo di lui.
L’impegno sociale e politico, che fra l’altro vide Pier Giorgio schierarsi apertamente e senza timori contro il regime fascista, si svolse principalmente tra le fila del Partito Popolare italiano, fondato da don Luigi Sturzo nel 1919. Tale impegno era una diretta conseguenza del suo modo di sentirsi cristiano: non gli era sufficiente aiutare i poveri, andare nelle loro misere soffitte, nei tuguri dove la malattia e la fame si confondevano nel dolore, non gli bastava portare ai diseredati una parola di conforto, carbone, viveri, medicinali e denari: voleva dare una soluzione a quei problemi di miseria e di abbandono e la politica gli parve la via idonea per fare pressione là dove si decideva la giustizia. Una concezione della politica, dunque, con le parole di Paolo VI, come “la più alta forma di carità”.
Partecipò a diverse congregazioni ed associazioni cattoliche: Azione Cattolica, FUCI, Milites Mariae, e fu anche terziario domenicano, con il nome di Girolamo, in memoria di Fra’ Girolamo Savonarola.
Una poliomelite fulminante, contratta nelle case dove si recava a prestare il suo aiuto ai poveri, lo condusse alla morte dopo un’agonia di sei giorni, nella sua casa di Torino, la mattina del 4 luglio 1925.
Fu beatificato il 20 maggio 1990 da Papa Giovanni Paolo II, in piazza San Pietro, a Roma, in presenza di migliaia di giovani. Da allora i suoi resti mortali sono conservati, miracolosamente incorrotti, nella cattedrale San Giovanni Battista di Torino.
[FONTE: Centro culturale Piergiorgio Frassati]