In questo giorno di Pasqua è possibile solo un atteggiamento: credere, che permette alla presenza del Risorto di illuminare la nostra vita.

Alla notizia di Maria di Màgdala, Pietro uscì assieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro.
LA Chiesa annuncia: «Cristo è risorto!». Quali sentimenti, quali aspettative animano i protagonisti delle letture della liturgia in un giorno tanto importante? Forse: la speranza di un liberatore potente? La delusione del nulla? Tutto era finito. Era faticoso credere a un uomo che si professava Messia, ma poi veniva ucciso dalle autorità religiose e per mano dell’invasore. Eppure un cuore che ama, sa cogliere il senso profondo di tutto questo. Pietro e il discepolo che Gesù amava ce lo testimoniano. Essi corsero al sepolcro grazie all’annuncio di Maria di Màgdala. Loro stessi diedero al popolo l’annuncio inaspettato, e ormai insperato, che cioè colui che era stato appeso alla croce era stato anche risuscitato dal Padre. L’amore del Padre ha risvegliato il suo Figlio dalla morte, l’amore di Gesù per noi lo ha condotto alla morte. L’amore è il lievito nuovo del rapporto con Dio e tra di noi. La perversità e la malizia possono sedurre i nostri cuori, ma l’amore è di casa in noi. Questo tesoro ci consegnano i primi cristiani: la nostra vita è custodita e protetta nel cuore di Cristo risorto.
Fr. Gianfranco Tinello, ofmcap