CORPUS DOMINI
Domenica 14 Giugno
Non riesco a liberarmi dal fascino di una splendida
riflessione di Garaudy a proposito dell’Eucaristia: “Cristo è
nel pane. Ma lo si riconosce nello spezzare il pane”.
Sicché oggi, festa del Corpo e del Sangue del Signore, mi
dibatto in una incertezza paralizzante.
Parlerò dell’Eucaristia come vertice dell’amore di Dio che si
è fatto nostro cibo?
Dirò della presenza di Cristo che ci ha
amati a tal punto da mettere la sua tenda in mezzo a noi?
Spiegherò alla gente che partecipare al pane consacrato
significa anticipare la gioia del banchetto eterno del cielo?
Mi sforzerò di far comprendere che l’Eucaristia è il memoriale
(che parola difficile, ma pure importante!) della morte e
della risurrezione del Signore?
Illustrerò il rapporto di
reciproca causalità tra Chiesa ed Eucaristia, spiegando con
dotte parole che se è vero che la Chiesa costruisce
l’Eucaristia è anche vero che l’Eucaristia costruisce la
Chiesa?
Non c’è che dire: sarebbero suggestioni bellissime, e
istruttive anche, e capaci forse di accrescere le nostrle nostre
tenerezze per il Santissimo Sacramento, verso il quale la
disaffezione di tanti cristiani si manifesta oggi in modo
preoccupante.
Ma ecco che mi sovrasta un’altra ondata di interrogativi.
Perché non dire chiaro e tondo che non ci può essere festa del
“Corpus Domini “, finché un uomo dorme nel porto sotto il
“tabernacolo” di una barca rovesciata, o un altro passa la
notte con i figli in un vagone ferroviario?
Perché aver paura di violentare il perbenismo borghese di
tanti cristiani, magari disposti a gettare fiori sulla
processione eucaristica dalle loro case sfitte, ma non pronti
a capire il dramma degli sfrattati?
Purtroppo, l’opulenza appariscente delle nostre quattro città
ci fa scorgere facilmente il corpo di Cristo. nell’Eucaristia
dei nostri altari. Ma ci impedisce di scorgere il corpo di
Cristo nei tabernacoli scomodi della miseria, del bisogno,
della sofferenza, della solitudine.
Da “Alla finestra la speranza” di don Tonino Bello